Il tumore della mammella è tra le neoplasie più frequentemente diagnosticate nella popolazione femminile: ad oggi in Italia il rischio di avere una diagnosi di tumore alla mammella nel corso della vita è pari ad una donna ogni nove. Gli esami di diagnostica senologica non possono evitare la comparsa del tumore alla mammella ma possono scoprirlo nelle fasi iniziali del suo sviluppo (consentendo quindi terapie meno aggressive, una miglior qualità di vita ed una riduzione della mortalità).
Le mammografie eseguite a cadenza regolare sono lo strumento migliore che i medici hanno a disposizione per la diagnosi precoce del cancro al seno.
Cos’è una mammografia? E’ un’immagine del seno prodotta da un’apparecchiatura dedicata (chiamata mammografo) che utilizza l’esposizione a raggi X a bassa intensità (come in una radiografia). Al fine di rendere l’immagine più nitida la mammella viene posizionata su un apposito sostegno e compressa tra due piatti plastificati: in questo modo i tessuti adiposo e ghiandolare vengono dissociati, rendendo più facile il loro esame. La compressione inoltre, facendo diminuire lo spessore della mammella, riduce la dose sull’organo.
Come si fa? La donna viene invitata a stare in piedi davanti alla macchina dal tecnico di Radiologia, che manualmente, secondo una procedura standardizzata disporrà il seno sul supporto del mammografo. Normalmente si eseguono due proiezioni per ogni mammella (una dall’alto in direzione cranio-caudale e l’altra di lato in direzione medio-laterale obliqua con il braccio alzato) per un totale di quattro radiografie. Il tempo di compressione ed acquisizione dura pochi secondi e normalmente non provoca disagi particolari; solo in presenza di ipersensibilità (come può succedere nella settimana che precede le mestruazioni) la compressione può risultare fastidiosa ma, considerati i brevi tempi di esecuzione, sopportabile. La mammografia non necessita di alcun tipo di preparazione e non è richiesto il digiuno. Il giorno dell’esame è utile non usare deodoranti o prodotti contenenti polvere di talco (perché alcuni ingredienti possono generare dei puntini bianchi sulla mammografia simulando dei reperti patologici). Alcune donne si sentono preoccupate pensando ad eventuali pericoli derivanti dall’esposizione alle radiazioni, tuttavia queste sono molto modeste e la tecnologia attuale permette di ottenere delle immagini di alta qualità utilizzando una dose di radiazioni contenuta. E’ bene ricordare che, grazie alla mammografia digitale, anche le donne con protesi al seno possono eseguire tale accertamento.
Chi referta le mammografie? I radiologi sono medici specializzati in grado di diagnosticare le malattie grazie all’esame delle immagini radiografiche. Il radiologo esaminerà attentamente la mammografia e la interpreterà, cercando eventuali segnali della presenza di un tumore o di altri problemi. L’immagine del seno visibile con la mammografia cambia molto da donna a donna e la gamma delle mammografie considerate normali è molto vasta. Proprio per questo può essere utile confrontare l’esame con eventuali mammografie precedenti. A seconda della struttura in cui vi recate i tempi per ottenere l’esito della mammografia possono variare. Per agevolare la refertazione è importante comunicare: eventuali precedenti interventi chirurgici eseguiti alla mammella, segnalare la presenza di cicatrici, rendere nota l’assunzione di terapie ormonali e di precedenti casi di tumore al seno o all’utero/ovaio in famiglia.
Quando e dove fare la mammografia? Le donne ASINTOMATICHE possono effettuare gratuitamente la mammografia partecipando al programma nazionale di screening mammografico (Prevenzione Serena); in Piemonte è prevista l’esecuzione del test con frequenza annuale in fascia di età 45-49 anni (su adesione volontaria) e con frequenza biennale in fascia di età 50-75 anni. Le donne SINTOMATICHE (ossia che presentano un nodo o un addensamento palpabile o una secrezione ematica dal capezzolo o altri segni specifici di patologia), anche non in età di screening, possono eseguire la mammografia presso gli ambulatori di Diagnostica Senologica delle strutture ospedaliere delle A.S.L. (con impegnativa del medico Curante) o presso i centri senologici di screening (Unità di Senologia), se già aderenti al programma di Prevenzione Serena oppure in idonee strutture accreditate o non accreditate del S.S.N. (a proprio piacimento).
Perché fare la mammografia? Per diagnosticare precocemente un tumore, anche in assenza di disturbi o sintomi.
Quali sono i limiti della mammografia? La sensibilità della mammografia (ossia la capacità di identificare correttamente i malati) dipende dalla struttura della mammella esaminata (ossia dalla DENSITA’ del seno). Inoltre, come tutti i test, può generare dei “falsi positivi” (ossia casi ove l’esame presenta dei “dubbi” che implicano l’effettuazione di ulteriori approfondimenti diagnostici, senza poi rilevare alcuna patologia) e dei “falsi negativi” (ossia casi di tumori non evidenziati, seppur presenti). In alcuni casi, per superare questi limiti, può essere necessario integrare la mammografia classica (c.d. bidimensionale) con altri esami quali la VISITA SENOLOGICA, l’ ECOGRAFIA MAMMARIA (che grazie agli ultrasuoni consente una più specifica caratterizzazione di alcuni elementi tessutali quali i dotti galattofori ed i linfonodi e consente di differenziare tra lesioni a componente liquida e lesioni solide) ed altre procedure d’ imaging quali la MAMMOGRAFIA 3D-TOMOSINTESI e/o la Risonanza Magnetica (RM) mammaria.
Cos’è la mammografia 3D-Tomosintesi? E’ una rivoluzionaria tecnologia applicata alla mammografia che prevede, attraverso il movimento angolare del tubo radiogeno del mammografo, l’acquisizione di multiple proiezioni a bassa dose della mammella (compressa nelle abituali quattro proiezioni mammografiche). Queste immagini poi vengono eleborate da un software dedicato e successivamente riscostruite con spessore di 1 mm secondo piani paralleli al detettore, ottenendo un effetto di visualizzazione sequenziale (3D) della mammella. Le immagini in sezioni 3D della mammella vengono infatti visualizzate su monitor in sequenza video migliorando l’interpretazione radiologica in particolare rendendo visibili alcune lesioni mammarie, specie nei seni densi. Questa ricostruzione volumetrica 3D del seno consente di ovviare al problema del mascheramento delle patologie mammarie causato dalla sovrapposizione di strutture normali, a fronte di un modico incremento della dose. I dati presenti in letteratura riportano un aumento di sensibilità e specificità nell’identificazione dei tumori con l’uso della MAMMOGRAFIA 3D-TOMOSINTESI; si trovano più tumori e si riducono i “falsi positivi” (con meno approfondimenti aggiuntivi inutili e meno ansia per le donne).
Cosa fare in presenza di un “dubbio” alla mammografia? Tutti i reperti mammari sospetti alle immagini radiologiche devono essere approfonditi con ulteriori accertamenti diagnostici e devono essere sottoposti a procedure agobioptiche (ossia a prelievi di cellule o di tessuto, con appositi aghi) per una precisa caratterizzazione diagnostica.
Oltre alla effettuazione della mammografia periodica quale arma di diagnosi precoce
(c.d. “prevenzione secondaria”), cosa si può fare per restare in salute? Si possono mettere in atto strategie di promozione della salute (ossia fare la c.d. “prevenzione primaria”) adottando corretti stili di vita (con un’attenzione alla sana alimentazione, eliminando alcol e fumo) e contrastando la sedentarietà.
A cura della Dott.ssa S. Bagnera
Medico Radiologo S.S.D Senologia ASL TO4